Ristorazione, futuro a 0 spreco

Lo spreco alimentare è uno dei tanti paradossi della società contemporanea e riguarda cattivi comportamenti di consumatori, ristoratori e grande distribuzione. Ogni anno finisce nella spazzatura una spaventosa quantità di cibo ancora in ottime condizioni e costata risorse per la sua produzione. Dagli ultimi dati raccolti da FAO e Coldiretti lo spreco alimentare raggiunge l’impressionante quota di 1,3 miliardi di tonnellate di cibo inutilizzato in tutto il mondo. Solo nel nostro Paese alla fine dell’anno abbiamo gettato nel cassonetto 20 milioni di tonnellate, il che significa aver inutilmente speso circa 15 miliardi di euro.

Il problema non è solo la perdita economica e l’insensibilità nei confronti di chi patisce la fame, ma anche un serio problema a livello ambientale. Ricerche scientifiche hanno dimostrato, considerando l’intero processo dal produttore allo smaltimento, come per ogni kg di cibo sprecato vengono immessi nell’atmosfera 4,5 kg di anidride carbonica.

Sprechi alimentari: ognuno deve fare la propria parte

Per limitare gli sprechi e rendere il sistema sostenibile e rispettoso dell’ambiente lo sforzo dev’essere congiunto. I consumatori possono e devono impegnarsi per migliorare i comportamenti individuali, riducendo i consumi e riciclando il più possibile. Spetta però alla ristorazione dare il buon esempio e in tal senso negli ultimi tempi sembra aver preso coscienza del problema. Grande distribuzione, ristoranti, hotel si sono resi conto come una più attenta gestione di materie prime e riciclo di alimenti inutilizzati comporta una notevole riduzione dei costi.

Nella ristorazione la maggior parte degli sprechi avviene durante la preparazione degli alimenti e successivamente in quella della pietanza, a cui aggiungere il deterioramento del cibo. I responsabili sono perciò tanto gli addetti in cucina quanto il gestore del ristorante. Per ottenere soddisfacenti risultati non serve stravolgere l’attività ma solo migliorare l’organizzazione. Basta definire precisi standard operativi, pianificare con maggior attenzione gli acquisti, controllare la merce consegnata e le date di scadenza, nonché elaborare un menu che consenta al cliente di scegliere anche mezze porzioni. L’avventore dovrebbe essere messo nelle condizioni di capire già in fase d’ordinazione la quantità che riceverà, in modo da regolarsi in base all’appetito ed evitare di lasciare cibo nel piatto.

La tecnologia in aiuto degli sprechi alimentari

Negli ultimi anni lo sviluppo delle cosiddette piattaforme di food shering ha contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica e limitare gli sprechi. Bisogna comunque distinguere tra sistemi con vocazione puramente no profit e quelli invece destinati al business, pur senza mai perdere di vista il recupero delle eccedenze alimentari.

Le piattaforme no profit sfruttano l’opera di volontari per condividere il consumo di cibo in eccesso e favorire la ridistribuzione di alimenti ancora in ottimo stato. Grazie a sinergie e collaborazioni con ristorazione e consorzi locali è possibile donare prodotti freschi e cibi cotti a mense aziendali e scolastiche, riuscendo così a recuperare risorse altrimenti sprecate.

Tra le piattaforme di food sharing rivolte al settore della distribuzione e ristorazione la più famosa è Too Good To Go, ovvero troppo buono per essere buttato per dirlo all’italiana. Altra app interessante tutta nostrana è MyFoody: crea aree anti-spreco per vendere online, in collaborazione con supermercati, merce ormai prossima alla scadenza scontata del 50%.

L’intelligente idea di Too Good To Go

La start up nasce in Danimarca nel 2015 ed è sbarcata in Italia nel 2019, dove conta circa un milione di utenti e 4.000 attività commerciali iscritte. Numeri nettamente inferiori rispetto ad altri paesi europei ma è comunque un buon inizio. Too Good To Go è stata scaricata per lo più da giovani che da una parte sono più sensibili a temi legati alla sostenibilità e dall’altra maggiormente avvezzi all’uso di tecnologie di ultima generazione.

La start up nasce in Danimarca nel 2015 ed è sbarcata in Italia nel 2019, dove conta circa un milione di utenti e 4.000 attività commerciali iscritte. Numeri nettamente inferiori rispetto ad altri paesi europei ma è comunque un buon inizio. Too Good To Go è stata scaricata per lo più da giovani che da una parte sono più sensibili a temi legati alla sostenibilità e dall’altra maggiormente avvezzi all’uso di tecnologie di ultima generazione.

Non solo app ma anche ristoranti a spreco zero

Nel nord Europa sono nati ristoranti che hanno fatto della lotta agli sprechi alimentari il loro punto di forza. Si tratta di realtà ormai affermate che preparano ogni piatto sfruttando unicamente alimenti scartati dalla grande distribuzione. Inoltre in alcuni casi la materia prima, eventualmente avanzata, viene trasformata in compost da utilizzare come fertilizzante per la coltivazione.

Nuovi modi di fare ristorazione che si abbinano perfettamente al bisogno di eliminare gli sprechi e limitare l’impatto sull’ambiente. In Italia realtà di questo genere non esistono: ancora oggi il maggior ostacolo rimane far comprendere a consumatori e addetti ai lavori l’importanza di ridurre le eccedenze alimentari e come abbattere gli sprechi significa migliorare l’economia domestica e rendere l’attività ristorativa più redditizia.


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